RESOCONTO DELLA 1° TAPPA

18 maggio 2008
Crevoladossola - Domodossola - Vogogna - Pallanza Verbania


Le previsioni del tempo facevano tremare i polsi e temere il peggio, ma abbiamo avuto coraggio e siamo stati premiati.
La giornata è stata lunghissima ed è cominciata per il signor Martino, che partiva con il suo carro con i buoi piemontesi da Acqui Terme addirittura alle due di mattina, ma prima delle sette poteva telefonare trionfalmente dicendo che era già arrivato a Domodossola.
Alle otto cominciava la tabella di marcia ufficiale con la visita alla cava di marmo di Crevoladossola, di proprietà della Tosco Marmi, e l'incontro per la consegna del rocchetto di colonna realizzato in scala su disegno originale del Cagnola ha avuto luogo fra la signora D’Aloisio, assistita dal suo direttore responsabile della cava, alla presenza della signora Moro in rappresentanza dell'Assograniti, vestita con il costume tradizionale del luogo, e dall'altra parte Francesco Rusconi-Clerici, Roberto Troubetzkoy Hahn, l'ingegner Frattini, estensore del libro sul viaggio delle colonne da Crevoladossola a Milano, e alcuni dei partecipanti all’avventura.
L'atmosfera surreale della magnifica cava con la parete rosata alta complessivamente 200 m era sottolineata dalla luce livida del mattino che faceva riflettere i brandelli di nuvole impigliati nelle cime aguzze ancora ricoperte da sprazzi di neve con la vegetazione verde e umida aggrappata lungo le pareti scoscese.
Intanto sul vecchio ponte storico di Crevoladossola perfettamente visibile dall'alto della cava si stava preparando il carro con i buoi, 2 magnifici animali di due anni e mezzo di età, buoni e generosi.
Quando il carro è partito affrontando la discesa tutte le macchine si fermavano e dalle finestre delle case si affacciavano le persone svegliate dal rumore delle ruote ferrate sull'asfalto, un suono ormai assolutamente inconsueto per tutti.
Il grande rettilineo verso Domodossola è stato affrontato a passo sostenuto e rapidamente il carro si è portato dentro la città fino ad arrivare davanti alla sede della Comunità Montana dove era atteso da alcuni personaggi vestiti in costumi medioevali che lo hanno scortato fino all'ingresso.
Qui una fanfara nutrita di bersaglieri ha intonato i suoni degli inni marziali così benvoluti da tutti noi italiani per introdurre il saluto delle autorità, il Presidente Zaccheo, l'Assessore Fermo Massimo, l'Assessore Basta e la Signora Moro.
I discorsi di circostanza questa volta sono stati anche più calorosi e più sentiti del solito data l’affascinante missione di questa avventura con la quale il marmo viene portato ai piedi dell'Arco della Pace, uno dei grandi monumenti realizzati con questo materiale.
Anche un cesto pieno di prodotti alimentari tipici della valle è stato consegnato a Rusconi-Clerici il quale ha ringraziato non sapendo ancora che poche ore dopo quelle vettovaglie sarebbero state graditissime e immediatamente divorate da tutto il gruppo di sportivi affamati dopo la prima nuotata!
Il carro con i buoi è stato poi condotto attraverso il centro storico della città, attraversando la piazza del mercato con le bancarelle fino ad incontrare simbolicamente la statua della Musa che appunto raffigura un bue e le lastre di pietra.Intanto il gruppo dei partecipanti alla VIACOLMARMO! si portava sulla costa del Toce a Pallanzeno da dove, a suo tempo, partirono proprio le colonne iniziando il lungo viaggio verso la pianura.
Il fiume era gonfio, giallo e sembrava un fiume di un paese tropicale. Malgrado ciò sei di noi si sono vestiti meticolosamente per cercare di affrontare al meglio l'acqua fredda, misurata il giorno prima dai tecnici della Tessenderlo in 8° di temperatura.
Probabilmente tutti erano increduli, i partecipanti nuotatori per primi, quando si sono decisi a immergersi sorridenti ma vistosamente tesi, dopo essersi pavoneggiati per le ultime fotografie di rito.Poi subito via con la corrente a una velocità che in certi punti probabilmente superava i 20-25 km/h, con percorsi imprevisti verso un viaggio mai tentato da nessuno di loro.
La prima parte è stata per fortuna rilassante con il fiume che correva veloce ma liscio, largo, senza imprevisti e così tutti si sono dati da fare per familiarizzare con la condizione di ottima galleggiabilità dovuta alle spesse mute indossate, ma anche con la difficoltà di governare in qualche modo la direzione nella corrente fortissima.
Erano affiancati da Luciano Riva, vigoroso e bravissimo con il suo kajak da torrente, che li indirizzava, grazie anche alla miglior visuale rispetto ai nuotatori che avevano gli occhi all'altezza dell'acqua, verso la direzione individuata come più tranquilla e priva di imprevisti.
In realtà gli imprevisti erano moltissimi in quanto data la torbidità dell'acqua non si aveva nessuna idea della profondità del tratto che si percorreva, e quindi andando avanti con i piedi in avanti capitava di finire a scivolare con il corpo sopra dei sassi che passavano sotto a grande velocità, con il timore costante quindi di prendere qualche botta, eventualmente anche pericolosa e del tutto imprevista.
Spesso i salici abbattuti e caduti di traverso nel fiume obbligavano a cercare di portarsi il più lontano possibile perché probabilmente rappresentano il vero pericolo, nell'ipotesi che ci si possa impigliare nei rami o nelle radici.
Il tratto di fiume più impressionante in questo senso è stato quello dopo la chiusa della Prata, dove eravamo stati accolti dall'ingegner De Giovanni, responsabile tecnico della Tessenderlo, il quale gentilmente ci aveva fatto aprire i cancelli consentendoci di superare la chiusa a piedi e ci aveva indicato dove immergerci subito dopo.
Sia la Tessenderlo che l'Enel molto gentilmente avevano provveduto a rilasciare quantità d'acqua significative, probabilmente nella misura di non meno di 50 m³ al secondo, come noi avevamo loro richiesto giorni prima quando il fiume era molto più basso.
Invece nelle condizioni in cui ci siamo trovati quest'acqua era forse anche di troppo ma ormai eravamo in ballo e siamo andati avanti affrontando subito il tratto più emozionante.
Nel fiume, che normalmente in quel punto è privo di acqua, crescono salici dappertutto e quindi si passava in mezzo a questi alberi e non si riusciva neanche a individuare quale fosse il corso principale.
Un po' più avanti il fiume ha poi incrementato la sua pendenza e quindi decisamente anche la velocità affrontando due o tre curve significative che non consentivano di vedere che cosa sarebbe successo dopo.
Il ribollire dell'acqua creava onde sicuramente superiori al mezzo metro che si abbattevano sopra le nostre teste mentre noi passavamo un po' spaventati.
È stato un tratto bellissimo fino al ponte della Masona del quale i nostri amici ci aspettavano e ci salutavano, non so se dispiaciuti di essere fuori dall'acqua o invece contentissimi di non essere nelle nostre condizioni!
Dopo il ponte e la passerella in cemento ancor un momento impressionante nel superare una soglia di blocchi di granito sui quali si doveva scivolare per superare un dislivello visibilissimo, di almeno 1 m e mezzo di caduta; però anche questo è stato vinto senza alcun problema e ci siamo di nuovo trovati nel fiume.
Dopo qualche centinaio di metri abbiamo deciso di uscire perché ci sembrava di essere arrivati abbastanza vicini ormai al paese di Vogogna e infatti arrampicandoci sul costone verde della sponda intravediamo subito le merlature spettacolari del castello visconteo.
Il primo pezzo della nostra avventura era finita: ci siamo guardati entusiasti di quello che avevano fatto, stanchissimi forse più per la tensione che non per lo sforzo fisico ma felici e pronti a continuare l’avventura.
Il tempo per altro stringeva ma, per fortuna per noi da questo punto di vista, la festa medioevale di Vogogna era stata soppressa a causa del maltempo, perché altrimenti la giornata non sarebbe finita mai.
Abbiamo trovato le nostre barche dove le avevamo fatte depositare nel giardino del gentilissimo Sig.Varetta, già commerciante di pietre vecchie e di beole, abbiamo organizzato in un attimo un picnic voracissimo divorando tutto quello che ci era stato regalato a titolo simbolico dalla Comunità Montana poche ore prima, e ci siamo dati da fare per calare le barche in acqua non senza una certa fatica perché le barche, per quanto leggere, sembrano sempre pesantissime.
La partenza delle barche, già in ritardo rispetto ai kayak che si erano già avventati da diverso tempo nella la corrente, è iniziata così con un certo ritardo e poi è proseguita scendendo lungo il fiume verso quello che a tutti gli effetti per noi era l'ignoto perché nessuno di noi aveva mai affrontato quel tratto di fiume.
Sapevamo che avremmo trovato dei problemi al ponte di Migiandone dove la grande quantità di acqua ha creato una vera e propria cascata con una caduta alta almeno 2 m.
Lì abbiamo scoperto che le esplorazioni fatte prima non erano state sufficientemente accurate e abbiamo dovuto affrontare un momento estremamente faticoso dal punto di vista fisico perché, con l'aiuto di molti ragazzi di Ornavasso sopravvenuti alla notizia che eravamo rimasti bloccati dal passaggio del ponte, abbiamo dovuto far risalire le barche per una dozzina di metri di dislivello di sponda boscosa e scivolosa e caricarle sopra le automobili per poterle infine calare in acqua a una certa distanza a valle del ponte, per mantenere il nostro impegno di arrivare fino ad Ornavasso.
Infatti sulla spiaggia ci aspettavano ormai da oltre un'ora, malgrado la pioggia, moltissimi abitanti del paese, fra i quali il sindaco e molti altri rappresentanti dell'amministrazione, con tre corni alpini pronti a suonare per noi e, con sorpresa, ci aspettava anche il canotto dei nostri amici della Polizia di Stato che per la prima volta erano riusciti a risalire dal Lago Maggiore tutto il Toce.
Malgrado il grande ritardo è stato un incontro molto simpatico su questa spiaggia bellissima e finalmente il sole si è fatto vedere e ha premiato questa fatica che avevamo combattuto e vinto anche nel momento più difficile.
La merenda ormai era diventata un aperitivo ma è stata consumata con grande soddisfazione da tutti, poi, dopo caldi saluti, siamo finalmente ripartiti perché da lì dovevamo vogare ancora per 20 km per arrivare fino a Pallanza.
Una navigazione molto lunga effettivamente, tenendo conto che ormai erano passate addirittura le sei e quindi le previsioni peggiori dicevano che saremmo arrivati col buio pesto, ma che è stata affrontata con grandissimo vigore e decisione da tutte le barche, impegnate in un confronto serrato vinto dall'equipaggio Mazzola-Volpato forte del fatto che Mazzola, ex sindaco di Verbania, nel pomeriggio aveva divorato una grande quantità di tortino di spinaci!
Qualche scroscio di pioggia ha cercato di scoraggiare le tre barche ma alla fine felici tutti sono arrivati alle nove di sera a Pallanza dove già ci aspettavano gli equipaggi dei kayak che erano partiti molto prima da Ornavasso.
Si è conclusa così la prima tappa della VIACOLMARMO! 2008, una tappa che possiamo veramente considerare un'avventura e che tutti i partecipanti durante la cena conviviale in villa Rusconi-Clerici commentano con parole entusiaste e con la felicità di chi fra pochi giorni si ritroverà per vogare insieme ancora per tanti chilometri straordinari in barca nei posti più belli che ci si possa immaginare.

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