Relazione VIACOLMARMO!2010

Com’è ormai tradizione, anche quest’anno l’Associazione Culturale Longalago ha preparato il programma delle attività che hanno l’obiettivo di individuare e valorizzare le ricchezze naturali, turistiche e culturali legate sia al Lago Maggiore che ai fiumi e canali mediante l’organizzazione di eventi sia sportivi che culturali e la redazione e diffusione di pubblicazioni e ricerche.

Nel 2007 e nel 2008 erano state organizzate due vogate che, partendo dall’Ossola erano giunte a Milano, alla darsena di Porta Ticinese, attraverso il Lago Maggiore, il Ticino ed i Navigli sulle tracce dei barconi che trasportavano il marmo per la costruzione del Duomo di Milano.
Nel 2009 un altro percorso a remi dalla Provincia di Sondrio, attraverso il Lago di Como, il fiume Adda ed il Naviglio Martesana fino alla Cassina de’ Pomm di Milano, aveva ripercorso la via del legname e dei graniti che dalle montagne scendevano fino alla città.
Per quest’anno i due ideatori di queste fantastiche avventure, Francesco Rusconi Clerici e Roberto Troubetzkoy hanno organizzato una straordinaria vogata che, partendo dal cuore della città di Torino ripercorre il fiume Po fino alla confluenza del Ticino, per risalire poi a Pavia e, attraverso il Naviglio Pavese arrivare alla Darsena di Porta Ticinese a Milano, percorrendo a remi oltre 150 km.
Un’avventura nel cuore delle nostre regioni per ritrovare il piacere del contatto con la natura e riscoprire i percorsi commerciali che fino alla fine dell’ottocento hanno intersecato il nostro territorio collegando le città della pianura e il mare.
Un viaggio all’indietro nel tempo, a remi, fermandosi a riposare dove un tempo la gente veniva traghettata da una sponda all’altra, un itinerario primitivo e selvaggio in mezzo alla nostra civiltà troppo veloce, alla ricerca del ritmo antico del remo e del rumore della corrente sul greto del fiume.
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, questo viaggio sottolinea anche l’unione di Torino, Pavia e Milano, tre città che in tempi diversi sono state “capitali” nel cammino che ha portato all’Unità d’Italia:

- Torino, capitale del Regno Sabaudo e prima capitale d’Italia: 1860
- Pavia, capitale Longobarda: 572 – 774 d.C.
- Milano, capitale dell’Insubria IV – III sec. a.C., capitale dell’Impero Romano dal 286 d.C. e capitale della Repubblica Cisalpina: 1770

La navigazione in barca permette di riconoscere molti dei valori che hanno concorso a questa unità: l’ambiente naturale, lo spirito sportivo, la fertilità del terreno, la laboriosità delle genti, la tradizione storica, i liberi trasporti sulle vie d’acqua, e l’Ingegno dell’uomo per renderle sicure e convenienti.
Il territorio che si attraversa è ricco di riserve naturali che rendono la navigazione uno straordinario viaggio tra colline, campi coltivati, vegetazione spontanea, uccelli selvatici nel loro habitat naturale, ma altresì un territorio ricco di ricordi del passato e di luoghi di continue battaglie per la conquista e il mantenimento delle sue fertili campagne e ricche città. E ancora antichi villaggi, storici insediamenti industriali ed opere idrauliche per regimentare le acque e incanalarle per scopi irrigui. Uomini, fatti, luoghi del Risorgimento che hanno determinato le trasformazioni del territorio, lo sviluppo della scienza e delle tecnologie industriali e l’affermazione della questione sociale.
Davvero l’economia e la ricchezza delle regioni attraversate si è sviluppata grazie alle attività dell’uomo indotte dalla presenza delle vie d’acqua. La vogata VIACOLMARMO!2010, unisce al naturale desiderio di partecipare ad un evento sportivo non competitivo insieme ad altri appassionati, la promozione del territorio in un sistema d’area che coinvolge direttamente o indirettamente più soggetti nell’ambito di un piano integrato.
La navigazione a remi sul Po, Ticino e Navigli, ha coinvolto non solo i partecipanti alla vogata ma una pluralità di soggetti, dalle associazioni sportive, agli Enti pubblici sul territorio, la Gestione del Parco del Po, gli Enti museali, le Aziende agricole, le Industrie incontrate sul territorio che diventano occasione di sosta per una visita storico-culturale, e non ultimi gli albergatori e ristoratori che hanno ospitato i partecipanti.

Barche ed equipaggi:

TUCANO 1

1

ABIOSI

francesco

2

BRAMBILLA

alberto

3

VOLPATO

marco

4

SCOTTI

roberta

5

remo bianco 1

QUEIROLO

francesco

6

LINDFORS

moni

7

CUCCHI

paola

8

SERRATTO

cesare

9

timoniere

DI MARTINO

mario

10

DORIA LAMBA

lodovico

11

MORANDI

elena

12

remo bianco 1

ORIANI

marco

13

LOVATI

giovanna

14

MORANDINI

alessandra

15

VOLPATO

mariangela

TUCANO 2

1

BARANI

egle

2

MUSSO

susy

3

DELLA ROSSA

patrizia

4

CHIAPPA

angela

5

remo bianco 2

CAMPIOTTI

angelo

6

TRIULZI

silvia

7

BEAULATON

matthieu

8

SAGERAS

carolina

9

BRESADOLA

Erica

10

GUSSONI

roberto

11

remo bianco 1

ACETI

enzo

13

timoniere

TROUBETZKOY

roberto

14

BOZZI

emma

15

MARTINOTTI

sergio

16

cineoperatore

FILOMENO

luca

JOLE

1

MASCETTI

claudio

2

capovoga

MASCETTI

lorenzo

3

PUNTO

marco

4

SANDINI

riccardo

5

NIADA

JOLETTA 1

1

capovoga

RUSCONI-CLERICI

francesco

2

ACETI

Enzo

3

timoniere

BORELLA

violante

KAYAK 1

1

big

RIVA

luciano

40

carrello tucano 1

1

GAREGNANI

carrello tucano 2

1

BASSI

carrello jole

1

SANDINI /MASCETTI

a turno

bus

1

Giuseppe

44


Prima tappa Torino-Valenza Po
La sera di giovedi 13 maggio 2010 il gruppo di temerari, alla guida degli organizzatori Francesco Rusconi Clerici e Roberto Troubetzkoy, si è dato appuntamento nei pressi della stazione di Piazza Cadorna a Milano dove un bus li aspettava per condurli a Torino da dove il venerdi mattina sarebbero partiti per la vogata.
La sera dell’arrivo a Torino la comitiva si è ritrovata come una scolaresca a pernottare all’Ostello della Gioventù nella splendida zona collinare della città, con la suddivisione dei dormitori tra maschi e femmine. Esperienza simpaticissima!
Venerdi mattina 14 maggio la sveglia è all’alba, ma un bel sole accoglie i partecipanti che si recano al Lungo Po dei Murazzi, da dove partirà la vogata, attraversando il ponte Vittorio Emanuele I che dalla Chiesa della Gran Madre porta a Piazza Vittorio Veneto, una piazza che con i suoi quasi 40.000 mq. di superficie è una tra le più grandi piazze d'Europa, la più grande tra quelle interamente porticate. È inoltre la più grande piazza d'Europa priva di monumenti.
Il Po a Torino offre uno dei più straordinari paesaggi fluviali di città attraversando il parco storico del Valentino, il verde della collina e rilevanti opere architettoniche come il Castello del Valentino, il Borgo Medioevale e i ponti monumentali. Oggi le rive del fiume offrono un sistema di fruizione, costituito da società remiere, traghetti fluviali, percorsi ciclabili e pedonali, musei e locali notturni, che permette di aumentarne l’interazione con la città.
L’acqua è da sempre e per tutte le realtà urbane il filo conduttore delle trasformazioni che il territorio ha subito nei secoli. Così è stato anche per Torino il cui disegno urbanistico è stato fortemente condizionato dalla presenza del fiume Po e dei suoi affluenti.
Dall’epoca in cui fu inserito nel tessuto urbano cittadino, il Po divenne un luogo estremamente vitale, riserva di benessere e di svago per molti torinesi. Sulle sue rive il passeggio di famiglie e di coppie di innamorati si alternava con il passaggio di battelli, le attività degli sportivi e dei bagnanti.
Gli sport maggiormente praticati sul fiume erano il canottaggio (ancora adesso estremamente vitale) e la balneazione. La storia del canottaggio italiano è intimamente legata al Po e a Torino. E’ proprio qui che sorsero le prime società di canottaggio italiane. La prima e più antica società di canottaggio d’Italia, la Canottieri Cerea “Reale Società Cerea” venne costituita nel 1863 da alcuni giovani uniti dalla passione del remo, e dalla fondazione occupa uno spazio sotto il Castello del Valentino, in uno dei punti più belli del parco, dove è situata la sede, risalente al 1886, ricca di storia e di prestigiosi trofei. Già nei primi anni dell’Ottocento sorsero i primi stabilimenti balneari: lo stabilimento Diana e il lido Barbaroux erano quelli più frequentati.Sul Lungo Po dei Murazzi, le imbarcazioni sono pronte per ricevere gli equipaggi, formati da una quarantina di persone, che vengono suddivisi in due barche vichinghe genere di barca nata in Finlandia con il nome di “church boat” in quanto veniva usata per portare gli abitanti di un villaggio in chiesa la domenica, in una jole a cinque posti (con vogatori seri e preparati),un’altra jole a tre posti (dove vedremo che si suda un po’ di più dato l’equipaggio non proprio atleticamente allenato) e in un kajak portato egregiamente da Big Luciano.
I due equipaggi delle barche vichinghe, quattordici vogatori per ogni imbarcazione, sono capitanati dai rispettivi timonieri che, oltre a dare il ritmo, dominano i vogatori in una postazione sopraelevata. Naturalmente i vogatori devono necessariamente mantenere lo stesso ritmo di vogata, la stessa coordinazione e devono attenersi strettamente ai comandi che il timoniere dà loro. E’ chiaro che, essendo tutti vogatori un po’ sui generis, tutto quanto espresso sopra non si verifica puntualmente, ma ad ogni modo si parte (dopo la prima faticaccia per mettere le barche in acqua) e si fa un percorso su Po che porta gli equipaggi verso l’Università, il Castello del Valentino e ritorno, giusto per prendere confidenza con i mezzi. Purtroppo non è possibile navigare oltre il Ponte Vittorio Emanuele a causa dello sbarramento e del salto subito a valle del Ponte. Siamo quindi costretti a uscire dal fiume e caricare le barche sui carrelli per superare,via terra, il tratto di Po non navigabile.Il Bus attende i vogatori e si parte alla volta di Verrua Savoia/Crescentino, dove verranno calate di nuovo in acqua le barche per fare tappa a Casale Monferrato, prima di proseguire per Valenza Po.
Questa avventura è anche l’occasione per visitare luoghi di particolare interesse storico, per cui si va a visitare la Rocca di Verrua Savoia.Posta sulla sponda destra, nell’ansa che il Po forma di fronte alla pianura di Crescentino, la Rocca di Verrua si pone geograficamente a difesa delle aree al di là dell’innesto della Dora Baltea nel Po, costituendo quindi il primo e più importante baluardo a difesa dell’area canavesana e torinese verso la Pianura Padana. Dalla zona più alta della Fortezza si può ammirare l'imponente catena delle Alpi.
Il gruppo dei vogatori viene accolto da alcuni soci della Fondazione "Eugenio Piazza - Verrua Celeberrima - onlus", che dal 2008 ne ha la proprietà con lo scopo statutario di valorizzare il sito storico-monumentale della Fortezza di Verrua, dal rappresentante SlowFood e dalle Guardie del Parco guidate da Carlo Carbonaro. Viene così raccontata in breve la storia della Fortezza.
Dopo le spiegazioni di rito, si sale una breve visita a quello che rimane della Fortezza e per dare uno sguardo al superbo panorama che si apre dal Monviso al Monte Rosa, alle colline del Po e del Monferrato, alle risaie del Vercellese con il grande fiume che fa da conduttore paesaggistico e storico nelle vicende di questa antica Fortezza.
Il gruppo dei naviganti viene quindi rifocillato da questi gentili soci per poi ridiscendere sulle sponde del Po per il secondo tratto da Verrua Savoia a Casale Monferrato, sempre assistiti dalle guardie del Parco.
Il fiume Po in questi giorni è particolarmente ingrossato dalle abbondanti piogge e la corrente fila via velocissima. Ma prima di salire a bordo occorre mettere le barche in acqua e allora gli equipaggi riuniti (gentili signore e distinti signori) in coro unanime di “oh su, oh su” con grande dispendio di forze fanno scivolare le pesanti barche nelle fredde e torbide acque del Po.
Dopo il rituale briefing sulla navigazione del timoniere Troubetzkoy e indossati i giubbetti salvagente la navigazione può prendere il via.
Il sole è sparito e tira un’aria che non sa di primavera, ma gli equipaggi al ritmo dato dai timonieri si applicano e la remata procede senza intoppi.
La jole con i cinque rematori vola sulle acque del fiume e sparisce alla vista degli altri equipaggi, custoditi da da Big Luciano, che con il suo kajak va avanti e indietro, affiancandosi alle vichinghe, controllando e suggerendo i passaggi migliori.
I paesaggi che si incontrano sono davvero fantastici: la complessa vegetazione del bosco umido quali il salice bianco, il pioppo nero e la farnia (tipo di quercia) colora il panorama, le colline morbide che si affacciano sul fiume, il volo di alcuni aironi, la quiete dei dintorni rotta solo dallo sciabordìo dei remi e dal gorgoglìo della corrente, il passaggio sotto le arcate dei ponti… tutto è poesia e così remando, remando, remando sulle acque del fiume si scorgono l’antico attracco del Porto Natante di Fontanetto Po, dove un tempo il traghetto a fune permetteva a uomini e carri di attraversare il corso d’acqua in pochi minuti; sulla sponda opposta il Castello di Gabiano si affaccia dalla collina; si scorre sull’acqua e ci si lascia alle spalle i paesi di Palazzolo e Trino Vercellese per giungere tra le località di Camino e Pontestura dove il fiume divide idealmente l’ambiente collinare da quello dominato dalle risaie di pianura e proseguendo il bel navigare si arriva alla sede della motonautica di Casale Monferrato.
Lo sbarco è uno dei più faticosi: il limo fa scivolare, i piedi affondano e veramente con grandi sforzi le barche vengono condotte a riva; per fortuna una fontanella permette di togliere il fango e di ripulirsi alla meglio quando sopraggiunge un temporale.
A causa del ritardo causato dalle difficoltà di entrata e uscita delle barche dall’acqua, e complice il cattivo tempo viene deciso di sospendere la navigazione e pertanto si prosegue fino a Valenza Po con l’autobus.
Nella prima giornata di navigazione sono stati percorsi circa 30km contro i 60 programmati.
La compagnia è attesa per una visita al Castello di Casale Monferrato, antica capitale del Monferrato, città ricca di storia e di cultura.
Il gruppo viene accolto da alcune autorità del Comune di Casale all’ingresso, sovrastato da un grande stemma marmoreo che riporta le insegne gentilizie dei Signori del Monferrato susseguitesi nel corso dei secoli.
Una gentile Signora fa da guida per la visita ad alcune parti del Castello, spiegando che è in corso un piano di recupero e riuso.
Viene raccontata brevemente la storia del castello, e poi effettuata una breve visita nei sotterranei.
Una lunga scala porta alle casematte circolari. Particolarmente curate le volte formate da grandi calotte in muratura con aperture circolari per l’evacuazione dei fumi degli spari e l’aerazione dei locali. A questo punto i navigatori vengono accolti nell’Enoteca Regionale del Monferrato, che ha sede nel cortile del Castello e che è stata inaugurata il 6 marzo 2010, per una merenda a base di ottimi vini del Monferrato e del Piemonte in abbinamento con salumi, formaggi e dolci tipici e brevi discorsi tra le autorità convenute e gli organizzatori della vogata.
Soddisfatti e contenti dell’accoglienza ricevuta che ha mitigato la stanchezza e rifocillato i prodi naviganti, si riprende il viaggio alla volta di Valenza Po con l’autobus, che fedele accompagna il gruppo durante tutto il percorso.
Arrivati nei pressi del ponte a Valenza Po qualche raggio di sole festeggia il tramonto ed i naviganti, quale ultima fatica della giornata si portano sulla riva del Po per predisporre l’allestimento delle barche che li porteranno il giorno dopo a Pavia per la seconda tappa.
L’autobus riaccompagna il gruppo all’albergo delle Terme di Valenza Po, dove una volta ripuliti e ristorati con un’ottima cena, i coraggiosi si trasformano da naviganti in scatenati ballerini.

Seconda tappa Valenza Po - Pavia
Sveglia alle 7 per essere pronti ad alare le barche per le 8.
Le barche ci aspettano nella baia naturale della Trattoria del Ponte, subito a valle del ponte di ferro, dove le avevamo lasciate la sera prima.
E’ una baia con una spiaggia di sabbia fine dove le barche possono essere facilmente fatte scivolare in acqua. Il tempo è coperto, le previsioni sono pessime, ma non piove.
Oggi si sono aggiunti 2 nuovi vogatori e gli equipaggi, al completo, armano le rispettive barche. Per agevolare le operazioni di entrata e uscita delle barche, si decide di lasciare sul carrello la jole da 2 con di Francesco e Violante, che quindi si uniscono agli equipaggi delle Vikinghe.
Una dopo l’altra le barche sono in acqua, viene issata la bandiera tricolore, e salutati dalle guardie del Parco, riprendiamo la navigazione alla volta di Mezzana Bigli, in un paesaggio di incomparabile bellezza, sempre accompagnati dal volo degli aironi.
Il corso del fiume è regolare, la portata e la corrente discrete, ma occorre fare attenzione alle secche che si nascondono insidiose sotto un velo di pochi centimetri d’acqua che le rende invisibili. Le barche proseguono in fila, distanziate di un centinaio di metri, in testa sempre la jole da quattro dei Mascetti, quindi le due Vikinghe e l’infaticabile Big Luciano che con il suo Kaiak si diverte a fare da collegamento.
Cerchiamo di tenere sempre il flusso di massima corrente, di solito in corrispondenza del lato esterno delle curve, ma spesso le anse obbligano a deviare…e le secche sono in agguato.
Così prima una, poi l’altra delle Vikinghe, si incagliano, obbligando gli equipaggi a scendere in acqua per alleggerire le barche e condurle nuovamente in acque alte.
Non particolari pericoli, ma certamente occorre fare attenzione.
Ciascuno dei due equipaggi,vedendo da lontano l’altra barca arenata, pensavano ad una sosta voluta per…pipì, cosa che naturalmente alcune signore hanno approfittato di fare, una volta scese nelle basse acque della secca, nascoste tra le dune.
Ripresa dunque la navigazione ci avviciniamo velocemente all’approdo di Mezzana Bigli, un pontile galleggiante ancorato sulla sponda sinistra, subito a valle del ponte stradale Gropello-Casei Gerla, in corrispondenza del Porto dell’Inferno di Cascina Erbatici, dove è previsto un incontro con la manifestazione Terra ,Acqua,Cielo, organizzata dalla Fondazione Eugenio Fossati, un breve ristoro, e un saluto all’Assessore Provinciale al Turismo Renata Crotti che ha patrocinato entrambe le manifestazioni, presente per inaugurare il servizio regolare di battello tra Pavia e Mezzana.
Purtroppo un’altra insidia è in agguato: la corrente in prossimità del pontile è particolarmente forte, e la presenza del battello Pavia-Mezzana ormeggiato al pontile, rende molto difficile l’accosto. La jole da quattro, con l’esperienza dei Mascetti riesce per prima ad avvicinarsi gradualmente anticipando controcorrente l’accosto, e così pure il kaiak di Luciano, ma la prima barca Vikinga sbaglia l’accosto e si infila diretta con la prua contro la struttura del pontile e strisciando poi contro la fiancata del battello. Trattenuta da una cima prontamente lanciata, riesce a fermarsi, senza grossi danni(solo un segno sulla prua) e soprattutto senza conseguenze per l’equipaggio.
Avvertita per radio, la seconda barca Vikinga si ferma a monte su una secca, in attesa che il primo equipaggio si riassesti, pronto ad assistere la manovra di approdo. Ma anche la seconda Vikinga fallisce, senza cozzare, ma la forza della corrente (almeno 12 Km/h) fa perdere la presa della cima lanciata, e trascina la barca a valle per un centinaio di metri, prima che l’euipaggio possa riprendere il controllo con i remi.
Il timoniere Troubetzkoy, contando sulla capacità dei vogatori (8 donne su 14!) decide di risalire la corrente a forza di remi. E’ uno sforzo straordinario, significa vogare a 15-16 km/h per riuscire a risalire, ci vogliono diversi minuti, dal pontile lanciano una cima con galleggiante per ridurre la distanza, e alla fine, quasi allo stremo delle forze si riesce ad agganciare.
E’ una grande soddisfazione e una grande festa, anche se ci si accorge poi che poche centinaia di metri avanti ci sarebbe stato un più facile approdo.
Dopo il meritato ristoro e il saluto dell’Assessore e della famiglia Radice Fossati, a loro volta rimasti incagliati nelle secche durante il giro d’onore del battello,ripartiamo felici alla volta di Pavia. La navigazione si fa sempre più tranquilla, perché il letto del fiume si allarga e la corrente si riduce, sempre attraversando luoghi incantevoli e senza mai incontrare segni della presenza dell’uomo, malgrado il territorio circostante sia tra i più antropizzati. Si supera agevolmente il ponte autostradale Milano-Genova e siamo in vista del ponte della Becca, alla confluenza del Ticino, dove dovrebbero aspettarci le lance della Protezione Civile di Pavia per assisterci durante la risalita del Ticino fino a Pavia, ma un’altra sorpresa ci attende: a causa della piena dei giorni precedenti, la navigazione sul Ticino è vietata. Così avvisati via radio siamo costretti ad approdare al Cantiere della Becca, dove comunque ci accolgono i rappresentanti della Città, un giornalista e gli amici della Protezione Civile guidati dal Sig. Braghieri.
Saluti di rito, intervista, poi si caricano le barche sui carrelli, questa volta con la graditissima assistenza della gru del Cantiere, e via col Bus alla volta della Canottieri Ticino, dove avremmo dovuto arrivare via acqua, ospitati dal presidente Gandolfi della Canottieri.
Depositiamo barche e carrelli, e con l’immancabile Bus ci trasferiamo al “Petit Hotel” di S.Martino Siccomario dove ci aspetta una cena prelibata e il meritato riposo.

Terza tappa Pavia- Milano
Al solito, sveglia mattiniera e pronti sul Bus per andare a recuperare le barche e portarci al punto di entrata nel Naviglio Pavese.
Oggi lasciamo la navigazione a volte vorticosa sulle acque del Po per solcare le più calme acque del Naviglio, a sua volta storica via d’acqua di collegamento tra Milano e Pavia.
Il punto di calata delle barche in acqua, assistiti dalla possente gru mobile della ditta Bonfoco, è lungo il Viale Della Repubblica, presso l’antico porto di borgo Calvenzano, nel centro Citta.
Equipaggi a bordo, ormai l’esperienza rende le operazioni molto più veloci del primo giorno, e inizia la navigazione, in leggera controcorrente, verso la conca di Cassinino. E’ una vera e propria passeggiata sull’acqua, senza alcuna fatica, tra le sponde verdi ornate di gigli e papaveri.
Purtroppo le numerose conche del Naviglio Pavese sono inagibili da diversi anni, strutturalmente integre, ma non permettono la navigazione.
Siamo così costretti dopo appena 5 Km ad uscire e caricare le barche sui carrelli per superare via terra le chiuse di Casirile e Rozzano.
Fedeli allo spirito non solo sportivo della Vogata VIACOLMARMO, il programma prevede una sosta storica-artistica con visita guidata alla straordinaria Certosa di Pavia.
Superato lo scoglio dell’abbigliamento non troppo ortodosso, avendo sbigottito il monaco di guardia dicendo che arrivavamo in barca a remi da Torino, siamo introdotti alla visita della Certosa, monumento alla gloria e potenza degli Sforza, e mai abbastanza conosciuto.
Avremmo dovuto riprendere la navigazione tra la conca di Casirile e Rozzano, ma il cedimento di una sponda del canale, qualche giorno prima, ha ha costretto il Consorzio Villoresi alla asciutta del tratto di Naviglio per la riparazione, e di conseguenza anche la nostra navigazione ha potuto riprendere solo a monte della conca Fallata, già alle porte di Milano.
Il tempo guadagnato non è stato speso invano, ma saggiamente impiegato per una più prolungata sosta alla Trattoria “La Pergola” dove i partecipanti, insieme agli amici assistenti ciclisti, hanno gustato la cucina locale.
Intanto un rapido sopralluogo presso la conca Fallata, insieme alla Gru e ai vigili urbani di zona permetteva di predisporre per la calata in acqua delle barche per la navigazione dell’ultimo tratto dalla conca Fallata alla Darsena, passando per la Conchetta in funzione!
Qualche kilometro tra le sponde brulicanti di spettatori increduli di vederci vogare e curiosi di sapere da dove venivamo.
Immaginate lo stupore di sapere che arrivavamo da Torino!
E noi tutti altrettanto entusiasti di percorrere questo ultimo tratto tra i milanesi in festa anche per la vittoria dell’Inter, e curiosi di provare, tra i primi, il passaggio in navigazione della Conchetta, recentemente restaurata.
L’operatore Sig. Boscolo ci aspetta con le porte aperte e le nostre barche si infilano nella conca una dopo l’altra, siamo riusciti a stare tutti insieme: le due Vikinghe, la jole da quattro e il kaiak. Tra la folla incuriosita affacciata alle sponde, si chiudono velocemente le porte a valle e lentamente si apre la farfalla che immette acqua da monte. E’ l’ingegnosa invenzione di Leonardo che ha perfezionato il già esistente meccanismo della Conca ideato dagli ingegneri della Fabbrica del Duomo nel 1300.
Una cascata sempre più imponente irrompe nella conca che si riempie a vista d’occhio e il livello dell’acqua sale progressivamente da quota meno 4 metri al livello delle sponde.
Siamo tutti presi dall’emozione del momento, ed ecco che il pericolo, sempre in agguato si manifesta: un momento di distrazione dell’equipaggio della Jole la fa avvicinare pericolosamente alla cascata, la leggera jole imbarca acqua e in un attimo si rovescia, vani gli sforzi dell’equipaggio per cercare di trattenerla.
Il bagno nella conca è inevitabile, ma subito i quattro vogatori, tra cui la leggiadra Niada riescono a risalire sulle barche adiacenti e la jole recuperata, pronta a ripartire alla apertura delle porte a monte quando il livello dell’acqua nella conca si è pareggiato con quello a monte.
Che avventura!
Lorenzo riesce persino a recuperare il telefono finito in fondo.
Usciamo dalla conca e sostiamo brevemente lungo le sponde per lasciare passare il battello turistico della Navigli Lombardi, e per aspettare il Barchett de Boffalora con la banda di Rozzano, che ci viene incontro dal Naviglio Grande.
Riuniti, formiamo una “carovana” con in testa il Barchett de Boffalora e di seguito le nostre barche, la banda con le sue musiche allegre, il tricolore sventolante, la folla che normalmente passeggia lungo il Naviglio che applaude.
Una vera festa che testimonia la possibilità di navigare turisticamente sui navigli e la grande simpatia che riscuotono le barche a remi.
Entriamo in Darsena e dopo un giro di saluto accostiamo al pontile della Navigli Lombardi per un brindisi con la città in festa, entusiasti di avere portato a termine questa avventura.
Prima di rientrare ciascuno alla propria casa, ancora l’ultimo sforzo, tutti insieme per caricare a forza di braccia le barche sui carrelli in attesa sulle sponde della Darsena e…appuntamento alla prossima avventura!