VOGATA DALL'OSSOLA E DAL LAGO MAGGIORE A MILANO: TAPPA 4

Resoconto della tappa 4 TURBIGO – MILANO
Il 13 maggio al mattino presto le barche sono state infine calate nel Naviglio Grande al ponte della Padregnana.
L'operazione è avvenuta con l'aiuto preziosissimo dell'oste della sera prima, intervenuto con un robusto trattore, e si è svolta, malgrado la complessità dovuta anche alla grande velocità dell'acqua del canale, in maniera efficiente a dispetto di un'impressionante quantità di zanzare mattutine e infastidendo non poco i numerosissimi ciclisti che percorrono già di prima mattina le alzaie.
La prima parte del tragitto ha costeggiato un tratto di Naviglio eccezionale per bellezza naturale, con rovine di vecchi mulini e cascine, fino a costeggiare a Castelletto di Cuggiono la villa Clerici di Cavenago, oggi in pessime condizioni, con un'incredibile giardino sul canale di cui non si legge oggi null'altro che una scalinata imponente.
Alcuni vecchi barconi lunghi oltre 40 m rimessati nelle lanche laterali ricordano in modo struggente la storia del trasporto fluviale, praticamente abbandonato in Italia, di cui la nostra avventura vuole essere anche una commemorazione.
Ancora un breve tratto di canale e le barche arrivano a Boffalora per visitare la Mostra Storica organizzata dall’Associazione La Piarda in collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo; lungo questo pezzo di percorso al gruppo di barche si affianca una replica del "Barchett de Boffalora", il vecchio postale che si recava a Milano quattro volte al giorno, che li scorterà fino a Milano.
La fermata a Boffalora vede il paese in festa con il sindaco in testa nel ringraziare gli equipaggi che consegnano uno dei blocchi di marmo ricevuti a Candoglia nelle mani un incaricato sontuosamente abbigliato con vesti quattrocentesche.
Dopo l'attracco, molto temuto per la velocità dell'acqua ma perfettamente riuscito, gli equipaggi si gustano un momento di gloria e un assaggio di salame accompagnato da robusti bicchieri di Bonarda.
Ma il programma fino a Milano e lungo e in breve si riparte un po' preoccupati della notizia di una rapida significativa pochi chilometri più avanti; intanto siamo aspettati a Robecco sul Naviglio, dove i nostri vogatori potranno sostare e godersi una meritata colazione a Casa Dugnani, per poi ripartire ed approdare alla Darsena di Milano dopo una navigazione ancora lunga, in mezzo alle campagne della pianura milanese.
L'arrivo a Casa Dugnani, accolti dal sindaco di Robecco e dalla gentilissima padrona di casa Vevè Bossi lascia estasiati i nostri sportivi, sorpresi dalla bellezza di una villa e un giardino affacciati sul naviglio, pieni di rose e fiori profumati.
La colazione ricca di affettati, primi piatti e formaggi organizzata da Violante Rusconi-Clerici con l'aiuto delle sue gentili amiche termina fin troppo in fretta perché l'esperienza ormai ha insegnato che basta un minimo intoppo per scardinare i programmi prefissati, che questa volta non si possono assolutamente non rispettare, in quanto molti ci stanno aspettando alla darsena di Porta ticinese.
Quindi si continua a vogare robustamente, anche perché dopo il curvone di Abbiategrasso e la diramazione del Naviglio di Bereguardo, che c'è stato descritto come straordinariamente bello, la velocità dell'acqua cala vistosamente e ormai è solo la forza muscolare che ci porta avanti.
Stiamo vogando da ore verso est, col sole che ci brucia la faccia, quando finalmente sfilano i primi paesi dei sobborghi di Milano, Gaggiano, Trezzano e Corsico, dove la gente nelle strade ci guarda con curiosità, simpatia e anche una bella dose di ironia, normalmente all'indirizzo di quelli di noi che stando ai timoni delle barche vengono regolarmente tacciati da fannulloni!
Il tempo stringe, continuano ad arrivare le telefonate che ci dicono di accelerare, come se fossimo in automobile lungo l'autostrada, perché ci aspetta la televisione, o perché altri avevano capito che arrivavamo mezz'ora prima, e così veniamo ripresi dal vortice dell'urgenza e della fretta che caratterizzano tutta la nostra vita.
Infine arriviamo, tutti sono stanchi e scottati, chi si è tolto la maglietta dal caldo si riveste frettolosamente per presentarsi in modo più decoroso e così arriviamo all'imbarcadero della Canottieri Olona, dove ci aspettano alcuni amici e una simpatica banda di 8 rumorosi musicisti che salta sul barchett e ci accompagna per l'ultimo tratto di Naviglio fino alla Darsena.
Proprio quel giorno tutte le alzaie sono piene di gente per la manifestazione dei pittori sul Naviglio e l'Associazione Naviglio Grande che ci ha appoggiato per organizzare la nostra accoglienza ha distribuito volantini con la nostra avventura.
Qualcuno quindi lungo le rive sa chi siamo e da dove arriviamo, ma è anche tangibile l’imbarazzo di molti che restano un po' interdetti di fronte a questa nostra avventura, un po' troppo diversa e quasi inconcepibile per molta gente; tutti però guardano curiosi anche perché la banda fa un fracasso enorme, il barchett è splendido da vedere con i suoi blocchi finti di marmo a bordo e così tante barche a remi tutte insieme nella città non si sono mai viste.
Per prime arrivano le due barche più serie, le due magnifiche jole in legno della Canottieri Locarno e delle Canottieri Corgeno e Gavirate, che scivolano leggere sull’acqua del canale.
Poi il canotto con i due agenti della polizia che ci hanno scortato dal Lago Maggiore e che ormai sono diventati amici di tutti noi avanza orgoglioso con la luce lampeggiante accesa, mentre i barcaioli del barchett vestiti con le camice e i cappelli dei loro nonni si danno da fare con le lunghe pertiche per far avanzare la loro bellissima barca storica.
Infine arrivano le barche meno sofisticate di cui quattro sono identiche e sono un monotipo progettato dalla Federazione Canottaggio Sedile Fisso denominato Happy, corte e leggere, trasportabili sul tetto di una macchina; un bel gruppo di amici entusiastici aspetta l'arrivo per applaudirci tutti e in particolare la barca Happy che è stata condotta sino dalla partenza da equipaggi
femminili, che hanno vogato con sorprendente energia, assolutamente pari a quella degli sportivi maschi.
Anche se nessuno lo vuole dichiarare anche gli ultimi chilometri di questo lungo viaggio vengono percorsi con un sano agonismo mal velato e ogni sorpasso fra le barche viene accentuato da salaci epiteti e minacce vistose!
Questo è proprio il bello dello sport.
All'arrivo alcuni nostri rappresentanti vengono intervistati dalle televisioni e subito dopo una quarantina di persone saltano su un tram che sta aspettando alla stazione di Porta Genova alla volta di Piazza del Duomo per la consegna simbolica del blocchetto di marmo rosa, ricevuto a Candoglia, alla Veneranda Fabbrica del Duomo nella persona di Benigno Moerlin Visconti, ingegnere capo, presso l'Ambrosianeum, ove è in corso una mostra sul Duomo di Milano e sui marmi dell'Ossola.
La giornata e il lungo viaggio, che per gli equipaggi provenienti da Locarno si è protratto per 140 km, si conclude con una cena alla Canottieri Olona, nella quale vengono riassunti i primi risultati dell'avventura.
Alla fine di questa lunga vogata gli organizzatori e i partecipanti possono orgogliosamente vantarsi di un'impresa sportiva entusiasmante, probabilmente mai tentata su questa rotta e in questa dimensione numerica e organizzativa da moltissimi decenni e già cominciano a chiedersi l'un l'altro quando potrà essere l'occasione di una ripetizione.

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